Provenienza: Trentino Alto Adige
Musica e Parole di Autore Ignoto
Testo
Era 'n botega che lavorava
gnente pensava de la preson
m'è capitata la sbiraria
subito via i m'à menà.
I m'à menato en 'na gran sala
dove che stava l'esaminador
i me domanda nome e cognome
e la mia patria dove la sta.
E la mia patria l'è tirolese
cinquanta miglia lontan da qua.
G'ò mandà a dire a la mia mama
che la me vegna a ritrovar.
E che la vegna o che la manda
a la Tor Vanga son condanà
son condanato per sete anni
l'è sta i compagni che m'à tradì.
E che la vegna o che la manda
a la Tor Vanga son condanà.
Descrizione
Il testo di questo canto è stato conservato da Nepomuceno Bolognini, uno dei fondatori della Società Alpina del Trentino, e pubblicato nell'Annuario SAT 1886/1887 a pagina 306. Si conosce anche una seconda versione intitolata "La giustizia l'è na tirana" raccolta da Pedrotti a Rovereto. La melodia è stata recuperata in tempi più recenti. Sono resi noti dei frammenti sullo stesso tema provenienti da Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Friuli: "le lezioni sono legate fra di loro dall'episodio dell'uomo arrestato dalla sbirraglia per sorpresa, bandito o ribelle che sia". La versione trentina resta la più completa nel testo e la più interessante musicalmente. La Torre Vanga di Trento, titolo del canto, porta il nome della nobile famiglia dei Vanga, che nel XII secolo l'aveva in feudo. La torre, chiamata anche Torre Rossa dal vivo colore dei mattoni che la compongono, dopo la secolarizzazione del principato vescovile di Trento, cessata la sua funzione di difesa dell'antico ponte sull'Adige, venne adibita a prigione nel 1810. L'aggettivo "tirolese" al posto di "trentino" e l'utilizzo della Torre Vanga di Trento come luogo di prigionia collocano la storia raccontata nel canto nell'epoca successiva il Trattato di Schönbrunn del 1809, nel quale Napoleone impose all'Austria di riconoscere Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, quale legittimo sovrano di Spagna, e cedere tra le altre cose il Granducato di Salisburgo alla Baviera che diede il territorio dell'attuale Trentino al Regno d'Italia.