Alpini in Libia

Armonizzazione di Flaminio Gervasi

Canto degli Alpini del 1911
Musica e Parole di Autore Ignoto



Testo

E la nave s'accosta pian piano,
salutando Italia sei bella
al vederti mi sembri una stella,
o morosa ti debbo lasciar.

Allora il capitano
mi allungò la mano
sopra il bastimento,
mi vuol salutare,
e poi mi disse:
i turchi son là.

E difatti si videro spuntare,
le nostre trombe si misero a suonare
le nostre penne al vento volavano
tra la bufera e il rombo del cannon.

E a colpi disperati
mezzi massacrati
dalle baionette
i turchi fuggivano
gridando: alpini
abbiate pietà.

Sulle dune coperte di sabbia
i tuoi alpini, o Italia, morivano
ma nelle veglie ancor ti sognavano,
con la morosa e la mamma nel cuor.

E col fucile in spalla
caricato a palla
sono ben armato,
paura non ho;
quando avrò vinto
ritornerò!

Descrizione

Approdava alle sponde africane "Il Vascello di Savoia" (titolo originale) ed un anonimo alpino del battaglione Saluzzo già accennava le prime battute narrative di questo canto, legato alla storica impresa di "Uadi Derna" (fiume nei pressi della città omonima) ove gli alpini, strappati da un bizzarro destino alle montagne native e gettati in un deserto sconosciuto di oltremare, inflissero una dura sconfitta all'emiro Enver Bey. E' questo uno dei rarissimi brani dove l'alpino si concede, contro le abitudini, un pizzico di tracotante trionfalismo, subito però mitigandone il tono con accenti più umani e commoventi. Discendenti da questa, che con l'africana "Mamma mia vienimi incontro" è fra le più antiche e nobili cante epiche alpine, sono le altre nate nella seconda guerra mondiale: "La bersagliera" ove la meta è nientemeno che il Giappone e "Col fucile sulla spalla" della campagna di Grecia.